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Incontro a cura dell’Associazione NESSUNO[press]

Martedì 13 novembre alle ore 21 a SpazioAref  si tiene un incontro dedicato a Aleksandr Michajlovič Rodčenko.

L’incontro è riservato ai soci NESSUNO[press]. Per info sul tesseramento: info@nessunopress.it

Figlio dello scenografo Michail Michajlovič Rodčenko e della lavandaia Ol’ga Evdokimovna, studiò all’istituto d’arte della città di Kazan’, dove conobbe la futura moglie e artista Varvara Stepanova. Si interessò alla poesia di Vladimir Majakovskij e da questa si accostò alle nuovi correnti del futurismo e del suprematismo russo.
Si trasferì alla Scuola di Arte e Design Stroganov e nel 1916 espose per la prima volta i suoi quadri in una mostra organizzata da Vladimir Tatlin. Si congedò dal servizio militare dopo pochi mesi e divenne membro del Narkompros (Commissariato per l’Istruzione). Insegnò al VChUTEIN (l’Istituto statale di arte e tecnica) e si interessò e praticò la tecnica del fotomontaggio e delle opere dei dadaisti. Si interessò del lavoro dei registi Ėjzenštejn e Dziga Vertov, con quest’ultimo collaborò intensamente producendo i manifesti per i suoi film.
Nel 1921 inizia con le prime collaborazione in ambito teatrale, cinematografico e grafico. Nel 1923 realizzò la copertina per il poema di Majakovskij Di questo, e nello stesso periodo fu contattato da László Moholy-Nagy, interessato ad un suo saggio sul costruttivismo. Nel 1924 scelse la fotografia come mezzo artistico principale, abbandonando la pittura.
Nel 1928 acquistò una Leica, con la quale catturò immagini con prospettive insolite e audaci, con l’intenzione di combattere tutte le convenzioni della fotografia artistica del periodo. Grazie a queste inquadrature insolite, isolò e mise in risalto i più semplici elementi grafici, linee, cerchi, curve. Come per Kazimir Malevič nella pittura, questo approccio rappresentò una frattura nelle norme rigorose di fine ‘800.
Nel 1926 scrisse articoli sulla fotografia e sul cinema per la rivista Sovetskoe Kino (Cinema sovietico). È del 1927 la sua prima mostra fotografica, alla quale ne seguirono molte altre in patria e all’estero. Inviso dalle autorità per il suo stile definito troppo occidentale, gli venne ordinato nel 1933 di ritrarre solo eventi di stato. Con la compagna Stepanova lavorò fino al 1940, quando abbandonò la fotografia in favore della pittura. Morì nel 1956 a 65 anni.
Marco Brioni, è tra i fondatori di Frammenti di Fotografia, una delle realtà più attive nel variegato ambiente della fotografia in Italia. E’ stato tra i presentatori di “Mantova Eyes”, trasmissione radiofonica legata alla fotografia dal 2015 al 2017.
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